Le terre di confine mi hanno sempre affascinato, non solo, anche le storie fatte di uomini e legate alla conquista di un’identità specifica nel panorama vitivinicolo nazionale ed internazionale. In un passato nemmeno troppo lontano, ho assistito con piacere a vere e proprie nascite, o rinascite, di territori oggi in voga più che mai, qualche esempio? Dolceacqua, Valle d’Isarco, Roero, Carema, solo per citarne alcuni. Oggi tocca a Terre Alfieri: un perfetto esempio di caparbietà, meravigliosa testardaggine piemontese e orgoglio. Essere consapevoli di avere una storia antica da raccontare e tutte le carte in regola per mostrare il proprio potenziale, frutto di colline vocate che non hanno nulla da invidiare ad altre aree piemontesi già affermate.
Christian Carlevero
L’incontro con Christian Carlevero, Vicepresidente dell’Enoteca Regionale Colline Alfieri dell’Astigiano, è stato illuminante per diverse ragioni. Tornare a incontrare le persone legate al mondo del vino, dopo mesi di limitazioni o incontri virtuali, è sempre un’esperienza impagabile; tuttavia, ciò che mi ha colpito maggiormente di questo giovane ragazzo (classe ’86) legato indissolubilmente alla sua terra d’origine, ovvero San Damiano d’Asti (AT), è l’energia ed entusiasmo che impiega nel raccontare la sua avventura e quella di tutti i produttori coinvolti nel progetto Terre Alfieri.
Quest’area vitivinicola di confine tra le province Asti e Cuneo, ha origini antichissime legate alla viticultura, le stesse risalgono ai tempi dei romani; tuttavia l’idea di creare la Doc Terre Alfieri nasce idealmente nel 2000, dall’impegno e la caparbietà di molti produttori che non si sentono sufficientemente rappresentati dal cosiddetto Monferrato; un’area molto vasta che genericamente va dall’astigiano sino al casalese in provincia di Alessandria.
Dopo 9 anni di “battaglie” e continue rivendicazioni, supportate da fatti concreti e dal concetto di valorizzazione del territorio, dei vitigni autoctoni e della biodiversità, nel 2009 finalmente Terre Alfieri diviene Doc. Tuttavia, con un velo di evidente emozione, Christian ammette che dopo soli dieci anni, termine minimo previsto per legge, l’ottenimento della Docg è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Un risultato che Terre Alfieri ha conquistato grazie all’impegno di persone in grado di saper comunicare, come il nostro protagonista, ma anche e soprattutto grazie alla caparbietà dei produttori e dall’aumento esponenziale della qualità media dei vini prodotti in questo particolare lembo di terra piemontese.
I vini dell'Enoteca
Immaginando di voler rappresentare su un piano cartesiano tutto il territorio vitivinicolo della provincia di Asti e quella di Cuneo, possiamo utilizzare il fiume Tanaro come ascissa la cui ordinata passa esattamente al centro e divide l’area in due province e quattro quadrati. Il primo, sulla destra del fiume è rappresentato dalle colline delle Langhe, subito affianco, sempre sulla parte destra, l’area del Moscato, con splendidi comuni quali Canelli e Santo Stefano Belbo, e della Barbera la cui superstar è senza dubbio il Nizza Monferrato. Tornando alla nostra ascissa, ovvero il fiume Tanaro, sulla sinistra troviamo nel primo quadrato il Roero e finalmente nel secondo, appena affianco, Terre Alfieri. Quest’ultima però è ulteriormente suddivisa tra le due province per un totale di 11 comuni protagonisti: sette in provincia di Asti (Antignano, Celle Enomondo, Cisterna, Revigliasco, San Damiano, San Martino Alfieri e Tigliole) e quattro in quella cuneese (Castellinaldo, Govone, Magliano Alfieri e Priocca).
Le immancabili nocciole
Queste le parole del nostro protagonista: “Terre Alfieri è un’isola felicemente adagiata alla confluenza di tre grandi territori, Monferrato, Roero e Langhe, che si distingue dal punto di vista morfologico e paesaggistico proprio perché ne sintetizza per ampi tratti le caratteristiche… Borghi diversi per dimensioni, posizione e connotazione geografica, spesso uniti nelle alterne sorti della Storia, a testimonianza di una omogeneità territoriale che ancora oggi si riscontra nei placidi panorami, nel lavoro dei campi, delle cantine e delle botteghe, nel patrimonio storico e culturale delle Colline Alfieri.”
Tra le altre cose queste ultime si stanno rivelando una delle mete più ambite del turismo ecosostenibile… piste ciclabili, percorsi panoramici, le tartufaie didattiche, parchi naturalistici e il museo etnografico sono il valore aggiunto di un’offerta ricettiva di alto profilo che valorizza appieno un’agricoltura variegata, tutelando in tal modo la biodiversità del nostro ecosistema.” L’instancabile lavoro di comunicazione di Christian, coadiuvato dal Presidente Renzo Peletto, l’amministrazione e da tutto lo staff dell’Enoteca Regionale Colline Alfieri dell’Astigiano, ubicata nel centro storico del comune di San Damiano d’Asti, oggi può contare su oltre 40 soci.
Tramonto su Cisterna d'Asti
Veniamo alle denominazioni che contraddistinguono in particolar modo le Colline Alfieri e questo interessante fazzoletto di terra astigiana. Terre Alfieri Arneis e Terre Alfieri Nebbiolo, oltre alla versione “base” (minimo 4 mesi di affinamento per il Nebbiolo) entrambe possono fregiarsi della dicitura Superiore (6 mesi d’affinamento minimo per l’Arneis, 12 per il Nebbiolo di cui 6 in legno); inoltre il Terre Alfieri Nebbiolo può vantare anche la tipologia Riserva (minimo 24 mesi d’affinamento di cui 12 in legno). Inutile nascondere il fatto che questi due vitigni autoctoni piemontesi siano due autentici cavalli di razza su cui puntare, proprio per questo vengono menzionati ufficialmente all’interno del nome della Docg.
Queste le parole di Christian: “L’Arneis è un vitigno a bacca bianca piuttosto ribelle da coltivare, ma con le dovute accortezze si ottengono vini freschi, eleganti e ricchi di profumi che gli conferiscono un fascino incredibile. Il Nebbiolo non ha bisogno di tante presentazioni, vitigno a bacca rossa tra i più nobile del panorama mondiale, produce vini dal colore rosso rubino scarico e che fa della longevità il suo carattere distintivo“.
Molto interessante è l’aspetto legato alla produzione: analizzando i dati, si è passati per quanto riguarda la produzione del Terre Alfieri Arneis da 172.533 nel 2016 a 222.347 bottiglie nel 2020, +29%; il Terre Alfieri Nebbiolo da 23.333 nel 2016 a 88.741 bottiglie nel 2020, +280%. La denominazione punta entro qualche anno ad arrivare a 500 mila bottiglie e vuole distinguersi per equità tra le due cultivar in termini di produzione, proprio per questo da un po’ di anni sono state piantate nuove vigne di nebbiolo attualmente non produttive per ovvie ragioni.
Di non solo nebbiolo e arneis vive il comprensorio astigiano, una valida alternativa è rappresentata dal vitigno forse più popolare a 360° dell’intero Piemonte, la barbera, che nella versione Barbera d’Asti Docg è caratterizzata da profumi intensi, ottima struttura e una piacevole morbidezza; senza dimenticare le potenzialità nei confronti dell’affinamento spesso sottovalutate. Un’altra piccola denominazione del territorio è il Cisterna d’Asti, Doc dal 2002; l’uva croatina, storicamente coltivata in zona è responsabile di vini dal colore rosso rubino intenso, aromi notevoli, talvolta esuberanti, ed equilibrio gustativo, senza che lo stesso pregiudichi in nessun modo il potenziale d’invecchiamento. Tornando a Terre Alfieri la matrice del terreno è caratterizzata in prevalenza dalle cosiddette sabbie astiane con forte presenza di fossili, che varia in calcare a seconda dei comuni dove vengono allevate le uve.
Tutto ciò avremo modo di approfondirlo nelle prossime pubblicazioni quando illustrerò gran parte dei vini facenti parte della denominazione grazie al contributo di Christian e dell’Enoteca Regionale Colline Alfieri dell’Astigiano. Ho aderito con slancio a questa iniziativa, inoltre è assolutamente da lodare il coinvolgimento dimostrato e soprattutto il contenuto di tutte le belle iniziative promosse dall’intero staff. Un esempio su tutti che rende onore a questo territorio, soprattutto per quanto concerne il discorso legato alla biodiversità, è il progetto “Le Colline Alfieri in Paniere”.
Me ne parla sempre Christian Carlevero: “Questo progetto è finalizzato alla valorizzazione della filiera corta multi-prodotto e vede come protagoniste assolute le produzioni vinicole che caratterizzano le Colline Alfieri: il Terre Alfieri DOC Arneis e Nebbiolo, la Barbera d’Asti DOCG e il Cisterna d’Asti DOC che permetteranno di far scoprire le altre produzioni enogastronomiche tipiche locali. Attraverso la realizzazione del progetto di cooperazione, si è voluto creare un paniere di prodotti locali di qualità, rappresentativi del territorio, che potranno acquisire una nuova visibilità attraverso il Wineshop dell’Enoteca Regionale. Si affiancheranno al vino, una selezione di prodotti tipici delle aziende agricole del territorio: il Cappone di San Damiano d’Asti, il miele, confetture e marmellate, oltre a conserve e farine, promuovendo così le rispettive filiere. L’Enoteca Regionale, oltre ad essere un punto vendita di prodotti locali, ha l’obiettivo di far conoscere, diffondere, valorizzare e commercializzare le produzioni agricole; il progetto prevede l’apertura del Wineshop nei locali di Piazza Libertà, a San Damiano d’Asti, garantendo così la presenza fisica sul territorio da parte di professionisti qualificati e diventando un punto di riferimento per l’accoglienza di coloro che vogliono scoprire il paesaggio e l’arte di questi luoghi“.
In bocca al lupo dunque a Terre Alfieri, sono certo che un’altra grande realtà vitivinicola piemontese sta per affermarsi.
Articolo a cura di Andrea Li Calzi sulla rivista on-line Lavinium